Nata a Mosca, figlia di Ivan Vladimirovič Cvetaev, professore di Belle Arti all'Università di Mosca, e Marija Aleksandrovna Mejn, eccellente pianista, fu tra le migliori allieve di Nikolaj Rubinštejn. Marina Cvetaeva scrisse le prime composizioni all'età di 6 anni esprimendosi, oltre che in russo, anche in francese e tedesco. Diventò una delle voci più originali della poesia russa del XX secolo e l'esponente di maggior spicco del locale movimento simbolista. Il suo lavoro non fu ben visto dal regime staliniano, anche per via di opere scritte negli anni venti che glorificavano la lotta anticomunista dell'armata bianca, in cui il marito Sergej Jakovlevič Ėfron militava come ufficiale; emigrò prima a Berlino e poi a Praga nel 1922.
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